Se c’è una faccenda domestica a cui sono allergica è lo stiro. Lo detesto a tal punto da rimuoverlo dalla mia mente. Salvo poi ritrovarmi a dover fare i conti con quintali di panni stropicciati che precipitano come una slavina dalle ante dell’armadio.
Siccome però stirare è tanto orrendo quanto, ahimé, inevitabile, vi propongo un piccolo post per farlo nel modo migliore possibile.
Importantissimo è valutare il consumo di energia.
I ferri da stiro a secco e a vapore hanno una potenza dichiarata intorno ai 1200 Watt, mentre quelli con caldaia (con cui si fa molta meno fatica, provare per credere!) arrivano a consumare anche 2000 Watt.
Il ferro a secco, ovvero senza serbatoio, è il modello più antico ed è adatto per stirare capi delicati e sintetici. La biancheria deve essere inumidita (munitevi di uno spruzzino) prima dello stiraggio.
Il ferro più comune è quello che potete utilizzare sia a secco che a vapore. L’acqua del serbatoio, riscaldata dalla resistenza elettrica, premendo un pulsante fuoriesce dai forellini sotto la piastra sotto forma di vapore.
Il modello con caldaia a pressione (a mio giudizio il migliore, come vi dicevo sopra) ha una caldaia con tappo ermetico dove versare l’acqua. Quando l’acqua va in ebollizione produce vapore in pressione.
Se proprio non riuscite a farne a meno c’è anche il ferro da viaggio, un mini-ferro da stiro adattabile ai diversi voltaggi e pieghevole che potrete comodamente sistemare in valigia.
Quando acquistate un ferro da stiro, controllate che:
- Non sia troppo pesante (dovrebbe non superare il chilo);
- Il cordone sia abbastanza lungo (almeno due metri);
- Il ferro sia dotato di un marchio di conformità come quello Imq (Istituto Italiano del Marchio di Qualità);
- Abbia dispositivi anti-surriscaldamento che entrano in funzione quando il termostato si guasta.